Giovedi, 28 marzo 2024 - ORE:22:44

Glamour, dice Niccolò Contessa, è solo l’evoluzione del latino “grammatica”

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Esce Glamour, 11 brani che del primo album ricordano ben poco

Quando due anni fa uscì il primo disco di Niccolò Contessa: “il sorprendente album di esordio dei Cani”, le reazioni furono così discordanti che fu subito chiaro che non si sarebbero mai raggiunti compromessi né punti di incontro, sarebbe stato possibile passare ore e ore su una panchina a cercare di far valere il proprio punto di vista senza alcun risultato: una band come “I Cani” o la ami o la odi. In questo ultimi giorni, quando ormai il fenomeno Contessa sembrava dimenticato da tempo, così come il suo folgorante esordio, è uscito, senza grandi annunci, senza post su Facebook, Tweet o foto di Instagram di lavori in corso in qualche studio di registrazione, il secondo album: Glamour, 11 brani, prodotto in collaborazione con Enrico Fontanelli degli Offlaga disco pax e che vede la partecipazione dei Gazebo Penguins, gruppo Indie Italiano.

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“Per la sottoscritta Glamour e’ stato una vera sorpresa e in seguito una boccata d’aria, non so perché, forse perché sono in Erasmus in un posto che non mi offre particolari stimoli musicali, a eccezione di gruppi pop ispanici o Laura Pausini, forse perché sono circondata da quel tipo di persone con cui non ho proprio niente a che fare, forse perché gli Erasmus italiani, considerati purtroppo fenomeni da baraccone, preferisco evitarli pure io, be’ fatto sta che i 39 minuti di rabbia e disagio di questo disco sono stato un vero e proprio toccasana, pur con qualche alto e basso. Contessa presenta un lavoro riflessivo e autocritico, meno adolescenziale e più maturo del suo, sebben straordinario, esordio”.

In Glamour Niccolò Contessa si fa più serio, e parla del disagio sociale e della fragilità

Se due anni fa si occupava di hipster, pariolini, fuori sede e Wes Anderson, citando american apparel, MacBook Pro e macchine lomografiche, adesso lascia spazio ad una visione molto più reale se pur personale, della realtà, abbandonando gli stereotipi del precedente disco e concentrandosi su stati d’animo e sensazioni. Con cinismo ha messo a nudo le sue debolezze ma anche le nostre, facendo emergere, partendo dallo studio della realtà romana, quella a lui più vicino come ha affermato al programma di radio 3 “ la lingua batte”, una condizione di fragilità generale sempre più difficile da nascondere nell’attuale realtà delle cose. Contessa è uscito dalla camera da cui vedeva e commentava tutto per arrivare alla fermata di un autobus, all’inizio di una strada o fuori da qualche ufficio, e ha osservato, ha studiato anche se stesso rapportandosi con i ragazzini di quindici anni di oggi e provando nostalgia, come dice in corso Trieste, ricordo solo che avevo la stessa faccia da cazzo dei pischelli che ora vedo in giro, da vero duro con problemi seri una canzone che rimanda un po’ a quei di film italiani anni 90 dalla fotografia sgranata e dalle atmosfere crepuscolari. Ha messo in campo una disperata e viziata storia d’amore in Vera Nabokov: ricorda che mi hai promesso di andare in giro con la pistola per difendermi e di tagliarmi la carne da mangiare nel piatto come Vera Nabokov.

Ciampi, Pasolini, Manzoni, tutti in ognuno dei brani di Glamour

Ha parlato di un artista come Piero Manzoni e di come tutto sia terribilmente borghese, di come questa borghesia abbia raggiunto tutti gli ambiti della nostra vita tanto da farci sentire sempre in dovere di affermare la nostra personalità, di mostrarci sempre diversi e mai normali: Ti festeggiamo ogni anno con mostre borghesi, con le foto profilo, con le tesi di laurea. Perché a noi piacciono i dischi, le foto, i registi, i marchingegni alla moda, le muse, gli artisti, Piero Ciampi, Bianciardi, Notorius B.I.G, Pasolini e Jay-Z.” . In San Lorenzo ha descritto con cinismo come tutti quanti siamo impegnati a inseguire i nostri sogni con un’arroganza tale da non renderci conto che l’universo nasce e muore di continuo e se ne frega dei progetti e degli amori e dei miei fallimenti.

Non c’è niente di twee

i-cani-glamour Un disco musicalmente variegato e disseminato di citazioni, come il titolo di Storia di un impiegato, preso da De Andrè  e una frase della stessa canzone: parte dei soldi li spesi in totale allegria, omaggio a Fiumani, forse un tentativo di riconciliazione con il mondo del cantautorato.

Glamour è un disco rassegnato: la frase più dura, che riassume tutta la condizione della gioventù di questo paese è Considerato che con le velleità non ci si vive mi trovai un lavoro vero… senza glamour, ma cosa significa davvero lavoro vero? Chi decide quali sono i lavori veri e quali no?

E per finire la frase che ho deciso appartenermi più di tutte fra quelle che ho ascoltato, l’inizio di Lexotan: ho sempre cercato un sacco di cose difficili per poi scoprire che non stavo meglio.

Il ritorno del ragazzo che ai primi concerti si nascondeva il volto sotto un sacchetto di carta non tradisce nessuna aspettativa e anche se si muove in una strada già battuta aggiunge nuovi temi a quelli  presentati in precedenza. Il prodotto finale è un disco che avanza lentamente e senza colpi di scena, senza paroloni o slanci intellettuali inutili, come alcune band nostrane amano tanto fare, (per far sentire tutti un po’ capre), ma forse proprio queste sono le migliori caratteristiche.

Che amiate o odiate questo gruppo, ascoltate Glamour, e se proprio non ne avete voglia leggetevi solo i testi, dissociateli dalla musica e scoprirete che questo ragazzo sa fare davvero a scrivere, che ha intrapreso un percorso di evoluzione  artistica e umana che bene o male lo sta portando ad affermarsi come un  cantautore.

E se alla fine rimarrete della stessa opinione con cui siete partiti poco male, come dice il cantante stesso, storpiando la parola inglese sweet in twee, non c’è niente di twee, né nelle nostre città, né fra le persone né nella realtà che ci circonda, non c’è niente, niente che conta davvero.


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