Venerdi, 26 aprile 2024 - ORE:13:00

Grimes: la voce eterea dell’elettronica canadese

Grimes: la voce eterea dell'elettronica canadese

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“I never walkabout
After dark
It’s my point of view
That someone could break your neck
Coming up behind you always coming and you never have a clue
And now I’m left behind all the time
I will wait forever
Always looking straight
Thinking counting all the hours you wait
.”

______________

“Non passeggio mai
Dopo che diventa buio
È il mio modo di vedere
Qualcuno potrebbe spezzarti il collo
Spuntando da dietro senza che tu te lo aspetti
E adesso mi lasciano indietro ogni volta
Aspetterò per sempre
Guardando sempre nella mia direzione
Pensando, contanto, tutte le ore che aspetti”

Inizia così Oblivion, brano estratto dall’ultimo album della cantante Grimes. Nome di battesimo: Clair Boucher, classe ’88, originaria di Vancouver ma nelle sue vene scorre sangue Quebeco e Ucraino. Il suo primo album Geidi Primes esce nel 2010 con la casa discografica Arbutus Records. Il suo nome d’arte lo deve a Ken Grimes, disegnatore di nicchia conosciuto per i suoi disegni di alieni. Nel Maggio 2011 Grimes ha aperto il concerto di Lykke Li nel suo North American Tour. Fino ad oggi ha pubblicato tre album, decisamente non spettacolari ma piacevoli e a tratti spigolosi, di pura musica elettronica.

Oblivion

Nel video di Oblivion Clair si aggira per uno stadio (dicesi uno dei suoi luoghi preferiti), è sera e le luci sono accese, la gente va e viene urtandola, ma lei sembra non accorgersene, siede sulle gradinate, esulta e canta con una voce che sembra provenire da un altro pianeta. Grimes infatti utilizza looping e tecniche di stratificazione, il risultato della sovrapposizione di oltre 50 tracce vocali è questa sua straniante voce eterea. Lo sguardo perso, aria assente e colori improbabili, Clair sembra un’aliena, proprio come i disegni di Ken.

Eclettismo è la parola chiave

Grimes ha una formazione eclettica, proprio come il suo stile camaleontico e coloratissimo. Ha studiato letteratura russa al liceo e neuroscienze all’Università, di cui saltava puntualmente tutte le lezioni fino a farsi espellere. La sua strada era però già segnata, in un lampo è passata dalle serate in capannoni abusivi a firmare, nel 2010, il contratto con la Arbutus, sotto l’egida della quale vedono la luce Geidi Primes, Halfaxa Visions. Questi lavori presentano una combinazione atipica di elementi vocali, le fonti di ispirazione di Grimes spaziano dall’ettronica al pop, hip hop, R & B e musica medioevale. Eclettismo è la key word.

Il video di Genesis e i testi tristemente scarni

Dopo Oblivion Clair stessa ha diretto il suo secondo video-clip: Genesis. Il video inizia con tributo a Karma Police dei Radiohead (come nel video del ’97 su di una strada notturna viene illuminata dai fari di una macchina una figura di spalle). I testi di Grimes non sono particolarmente ricchi di contenuti, le parole danno l’impressione di essere lì “per caso”, scelte probabilmente per il loro felice accordo con la musica piuttosto che per il loro senso. Genesis, ad esempio, parla in modo piuttosto banale di un cuore che si infrange; in questo testo, come in molti altri d’altronde, Clair dimostra una capacità linguistica pari a quella di un cucchiaino. Tuttavia il video di Genesis riscatta la piattezza del testo: dopo la parentesi radioheadiana, diventa un colorato show di duelli surreali, con costumi assurdi e acconciature più che stravaganti.

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Lo stile di Clair: un vago potpourrì di stili

Clair definisce la sua musica come un ADD (Attention deficit disorder), un mix ectettico di generi che fa sì che il suo non sia uno stile facilmente catalogabile. Paragonata a Björk ed Enya, il quotidiano The Guardian parla cinicamente di “un tipo di musica che suona un po’ come qualcosa che hai sempre sentito, ma l’insieme suona come qualcosa che non hai mai udito”. In sostanza una sorta di potpourri di stili innaffiato dall’abbondate uso di tastiere, sintetizzatori, looping.. In effetti la sua musica suona come qualcosa di già sentito, un brodo elettronico a cui i palati dei più sono già abituati da tempo.

Grimes poi parla della sua musica come qualcosa nato per caso, fin da ragazzina dice di aver avuto un tic nervoso con cui batteva il tempo a ritmo e ancora ora usa questo metodo per sperimentare nuove soluzioni. Ha giocato con i ritmi fino ad ottenere quello che le piaceva di più.

Il suo ultimo album ha visto la luce a Marzo 2012, per realizzarlo Grimes dice di essere stata nove giorni in isolamento: «Ho registrato nella mia stanza a Montreal ed è stato un ottimo modo di lavorare. [Dopo nove giorni] Non si hanno stimolazioni, il subconscio inizia a riempire gli spazi vuoti e ho iniziato a sentire come se fossi un cantalizzatore di spiriti. Ero convinta che la mia musica fosse un dono di Dio.. Era come sapessi esattamente cosa fare, come se le mie canzoni fossero state già scritte.».

Ma cosa riserba il futuro per questo personaggio a metà tra l’alieno e l’umano? Grimes spera in un progetto di maggiore sperimentazione fonica: una mezza via fra ethereal reggaeton ed industrial, seppur saldo sui rassicuranti binari del pop. Staremo a vedere.


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