Giovedi, 25 aprile 2024 - ORE:07:32

Matangi: il prepotente e poco convenzionale ritorno di M.I.A

Matangi

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La (Mia) dea Matangi

Matangi, nella religione indiana, è la forma tantrica di Sarasvati, divinità della musica e della sapienza. Come lei, Matangi governa la parola, la musica, la conoscenza e le arti.
Matangi è anche la dea impura, associata agli strati più bassi ed emarginati della popolazione hindu, un’outsider, nata dai resti di cibo di Parvati e Shiva, l’unica divinità alla quale può essere offerto un capo di abbigliamento macchiato di sangue mestruale, da sempre tabù nei riti religiosi indiani.
Matangi è il vero nome della cantante britannica, ma di origini cingalesi, M.I.A, nonché titolo del suo ultimo album, il quarto per la precisione.

L’album: pulito, maturo, armonico

mia-matangi Nella sua ultima fatica musicale, la cantante, che da sempre fonde elementi di musica hip hop, raggae, elettronica e funk, porta avanti una sua personalissima lotta nei confronti del politicamente corretto e del controllo/monopolio esclusivo della musica occidentale, proponendo un linguaggio musicale che possa arrivare a tutti, senza confini e distinzioni, un po’ proprio come fa la dea Matangi, che si distingue dagli altri dei perché si avvicina a quella parte della società indiana considerata intoccabile.
L’album non presenta grandi cambiamenti stilistici, il timbro di M.I.A è riconoscibilissimo, eppure spicca rispetto agli altri per il fatto di essere decisamente un album maturo, dal suono pulitissimo, lineare, armonico, che trova proprio nel mescolare stili musicali e linguaggi distanti tra loro il suo punto di forza.
L’artista si riavvicina, quasi con prepotenza, alle sue origini indiane, provocando l’immersione quasi totale in quel mondo.
Ascoltando il disco si ha proprio la sensazione di trovarsi tra le strade affollate e rumorose di qualche città dell’India, di assistere a qualche rito o ancora meglio a qualche danza tribale, come avviene nelle tracce iniziali: Karmageddon, e Matangi.
In Warriors sembra di assistere ad una marcia di battaglia quasi infernale, mentre nei pezzi Exodus e Sexodus, registrati in collaborazione con the Weeknd, la musicista sembra voler raggiungere una dimensione più spirituale, cercando quasi di riappacificare le sue due anime: quella britannica e quella di origini Tamil.

Yala che si contrappone a Yolo

Si ribella M.I.A: con il pezzo YALA ( you always live again) si contrappone alla sigla YOLO ( You only live once):

If you only live once why we keep doing the same shit?
Back home where I come from we keep being born again and again and then again and again
That’s why they invented karma.

Va contro i dictat dell’occidente e del suo simbolo:

you know America don’t wanna hear your sound
Boom boom jungle music. Go back to India urla in Boom skit,

per poi proseguire scimmiottando quelle che sono state le tendenze degli ultimi anni come mangia, prega, ama e Kony 2012.
M.I.A agisce affidandosi alla protezione della dea di cui porta il nome, una divinità che incarna non solo una figura impura e marginale, ma anche drammatica e sovversiva. È una dea spaventosa e pericolosa Matangi, minaccia l’ordine sociale associandosi fortemente alla morte, alla violenza, a tutto ciò che disgusta, che viene disprezzato, mette in discussione la normalità, la normativa sociale che vuole dettare quello che è giusto, come la mondanità, la sicurezza, la famiglia e l’onore.
Un inno lacerante e bellissimo al rigetto delle regole e dell’universo ipocrita che ci sta intorno.


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